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L’artista, che ama definirsi una sperimentatrice in continua ricerca, compie un’indagine rivolta all’esplorazione di differenti linguaggi, attraverso la fusione di tecniche e materiali difformi, proponendo un territorio pittorico nuovo ed inesplorato.

 

Questo percorso, la porta verso l’attuale definizione del suo stile, frutto di una instancabile elaborazione della materia pittorica. Attraverso una gestualità mai del tutto casuale, ma che segue un preciso progetto compositivo, facendo convergere nelle opere uno spaccato del suo vissuto, ci restituisce le sue   esperienze   più   significative,   attraverso   un   profondo   lavoro   di smembramento   e rielaborazione. Le tele, caricate con ampie e vibranti campiture cromatiche, sorprendono e turbano lo spettatore, che avverte un impulsivo coinvolgimento sia sul piano sensoriale sia su quello immaginativo.

Il colore è tessuto con una serie di stesure forti e aggettanti, che s’intersecano e si sovrappongono costituendo lo spazio proprio della pittura, che è ancora oggi, pur nell’evolversi continuo della ricerca di Elisabetta Frameglia, la sintassi del suo discorso creativo. Discorso dal linguaggio palpitante e metaforico, sospeso tra astratto e figurativo come nel caso dell’opera Big Bang, esposta nel 2008 alla mostra tematica “Scent of woman - Profumo di donna” tenuta a Palazzo dei Sette di Orvieto.

 

Immediato risulta il parallelismo tra il ventre materno e il cosmo, intesi come generatori di vita, ma ancor più interessante è il contrasto, non solo meramente stilistico, che vede contrapporsi differenti concetti quali vicino e lontano, tangibile e impalpabile, ordine e caos. Un triplice passaggio che sembra ricordare come il mistero della vita non si risolve nell’uomo, ma continua a vagare nel caotico magma universale; quello stesso magma che genera l’uomo e quindi anche la sua creazione artistica.

© Elisabetta Frameglia

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